Sono le sei di sera, al bar sotto la funivia.
Siamo seduti al tavolo degli sfigati, quello lontano dalla stufa e vicino ai cessi, dove quando ti alzi devi chinare la testa per non prendere contro ad un fagiano impagliato ricoperto di una polvere che puntualmente si sparge sul tavolino ogni volta che qualcuno apre la porta.
Entra Leo con passo finto elegante, controlla in giro, lancia un’occhiata ammiccante alla barista.
Lo guarda male, lui sorride di rimando.

Si avvicina al bancone, si appoggia alla John Wayne. “Una birra, grazie”.

“Arriva”.

Leo è quell’amico che conosci da  sempre ed ogni volta che lo vedi ti chiedi chi diavolo l’abbia invitato.
Guardi gli altri in cerca del colpevole, ti ignorano.

Si avvicina al tavolo con la sua birra ed il suo passo da divo consumato.

Si siede, si slaccia gli scarponi.

“Ragazzi, non potete immaginare con chi ho parlato:”

“Si, Al Gore è venuto a porgerti i suoi ringraziamenti quando ha saputo che tieni sempre gli scontrini da McDonald per fottere i panini?”
“Cazzate, ero con Beppe delle funivie, il titolare. Mi ha portato a vedere una roba incredibile. Parliamo della storia dello snowboard”

Marco, detto il Cannuccia, sbuffa pronto ad un’altra delle storie improbabili di Leo

Salto su: “beh deve essersi affezionato a te quella volta che hai settato il suo apparecchio acustico sulle frequenze di Radio Maria. A momenti chiamavano i Ghostbusters per farlo smettere di bestemmiare”

Risatine dal tavolo dietro, mi interrompe.

“Mi ha portato nel seminterrato delle funivie, e sapete perchè un vecchio ti porta in un seminterrato?”

Ci guardiamo tutti con gli occhi sgranati. “Leo, che cavolo, oddio!”

“Fermi, fermi. Magari c’è una spiegazione sensata per tutto questo”, dice Marco.

“Si, certo, non era per soldi ma c’è amore. Poi la prossima volta ti troviamo tra le “casalinghe calde vicino a te” sui siti porno”.

“CHE CAZZO, LA PIANTATE DI INTERROMPERMI?”

Silenzio.

“Allora, praticamente io e Beppe siamo diventati un sacco amici ed ha questa collezione, no? Ha un sacco di roba vecchia. Vestiti, tavole da snow, giornali. Poi si è messo a parlarmi della storia dello snowboard. Cioè, avete presente che lo snow è nato negli anni sessanta?”

Facce annoiate. “Certo”, Faccio io. “Hai presente quella cosa che faccio di mestiere? Ci ho scritto addirittura un articolo. Ma probabilmente manco ti ricordi come si legge”.

“E poi mi ha fatto vedere una tavola. Una roba incredibile, uno dei primi prototipi. Praticamente nel 1968 Poppen cosa fa, probabilmente la moglie era alle prove del coro ed i figli erano fuori dalle palle e lui, anzichè andare dritto dalla segretaria, si inventa la prima competizione di snurfer.”

“Io sarei andato dalla segretaria, fanculo lo snowboard”. Ci giriamo, è Ferro. Il pervertito del gruppo.

Torniamo ad ignorarlo come siamo abituati a fare, Leo attacca ancora.

“Insomma a questa competizione c’è tizio Sims, che si costruisce le tavole in casa incollandoci tappetini da skate ed adattando fogli di alluminio come lamine. Ovviamente non funziona un cazzo eh, ma tutto inizia da qua.”

Nel frattempo un capannello di curiosi si è formato intorno al tavolo, e Leo è sempre più su di giri. “Nello stesso periodo due gallesi hanno inventato uno snowboard completamente a fatti loro, ma non se li è cagati nessuno. E sapete perchè?”

“Perchè erano troppo ubriachi per capire cosa avevano fatto?”

Leo pesca dei salatini mollicci nel vasetto da due giorni, fa una pausa come ha visto nei dialoghi dei film.

“Perchè il ‘77 è l’anno della svolta. Jake Burton partecipa ad una gara di snurfer con un prototipo tutto suo, dove ha montato degli attacchi. Beh, finisce malissimo”.

Il pubblico nel frattempo aumenta, ormai una decina di persone ascoltano le vaccate di Leo. Non so bene come reagire.

“Ecco, dopo questa grande vittoria Burton si monta la testa, comincia a produrre snowboards. Li vende per 38$, e vuoi che la gente in quel periodo pensava a come non farsi mangiare il portafoglio dalle pulci vista la recente crisi del petrolio, vuoi che le piste da sci erano vietate agli snowboard fatto sta che Jake non vende manco uno snow. Ed allora che succede?”

“Ci mette una grafica con le donne nude?”

"Smettila, Ferro", faccio.

Riattacca Leo: “No scemo. Partecipa alla prima vera gara nella storia dello snowboard. Con premi in denaro, non quelle vaccate come cappellini e Toblerone che danno oggi. Jake si presenta con le sue tavole dotate di attacchi, e la giuria (composta da Tod, che di mestiere vernicia staccionate, e la sua pecora) lo squalifica. Jake minaccia Tod dicendo che avrebbe spifferato a tutti della sua dipendenza da solventi, e Tod crea una categoria a parte facendo, di fatto, vincere Jake come primo di uno. Jake vince una stretta di mano e la possibilità di darsi il cinque da solo.”

“Sai che roba”, fa qualcuno che ci ascolta da dietro.

“Si, che roba, ma tutti hanno visto i suoi snowboard. Il successo è totale. Nel frattempo altri cominciano le loro produzioni, K2 snowboards utilizza tecnologie dagli sci, Nitro snowboards si inventa nuove tecniche di produzione, Lib Technologies tira fuori profili innovativi. Lo snowboard diventa un fenomeno globale”.

Cannuccia mi prende da parte: “ma che gli è successo a Leo, si è mangiato un vocabolario? Fino a ieri parlava solo di figa e schedine della Snai”.

Leo, come arso da un fuoco divino, continua il suo racconto sulla storia dello snowboard. “Poi arriviamo al presente, nel 1990 gli X-Games snowboard, nel 1998 le prime olimpiadi. Finalmente il 98 per cento dei comprensori ammettono gli snowboarders, sciatori merda voi e chi vi ha creati”.

Dal capannello si sente un “ma senti questo”, due tizi se ne vanno.

“Ci sono milioni e milioni di snowboarders nel mondo, siamo parte di una rivoluzione. Ed il 25 per cento sono donne, pensate”.

“Si, ed io giro sempre con voi quattro sfigati. Gnocca manco col binocolo, eh”.

Lascio a voi immaginare il poeta dietro questa frase.

Incuriosito da tutto questo slancio narrativo di Leo lo interrompo: “insomma, Beppe delle funivie, lo stesso Beppe al quale hai messo una castagna nella marmitta quando avevi 14 anni, quello al quale hai invertito i cartelli uomo e donna del bagno mentre era a pisciare ed è quasi stato denunciato da una turista austriaca, proprio il Beppe a cui hai sgonfiato tutte le biciclette del noleggio estivo mentre stava arrivando una comitiva di 8 persone ti ha preso e con amore ti ha portato nel seminterrato pieno di storia e memorabilia di una funivia in un comprensorio sfigato come il nostro, e ti ha raccontato tutte ste cose. Ti ricordo che Beppe sa circa quindici parole, delle quali la maggior parte sono “l’asso in prima mano no di*c*ne”. Quindi, perchè non la pianti con le vaccate e mi dici cosa sta succedendo davvero?”

In quel momento dalla porta del bar entra Beppe arrancando sul suo deambulatore. Si avvicina al nostro tavolo, tira fuori uno smartphone nuovo, una di quelle cinesate di bassa gamma, e protendendo il medio verso lo schermo stringendo gli occhi fa: “Scolta Leo, lo skipass gratis te l’ho promesso, ma per favore spiegami ancora dov’è quel'app del gugol con le donnine nude.”

Leo si volta verso di lui, lo prende da parte e mentre si allontanano ci guarda con quel suo ghigno vincente, fastidioso, mentre il silenzio cala su di noi come il gelo.

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